Scommesse

Ci risiamo, il calcio è ricaduto, nuovamente, in errore. Dopo lo scandalo calcioscommesse del lontano 1980 e quello, recente, di tre anni fa, arriva un’ altra batosta per il calcio di casa nostra. Anche la Lega Pro e la Serie D è stata toccata pesantemente dal calcio scommesse. 50 sono stati gli arresti e decine le partite combinate. La magistratura di Catanzaro ha fatto scattare le manette per diversi giocatori, ex giocatori e dirigenti di club come Pro Patria, Brindisi, Barletta, L’Aquila, Neapolis, Torres, Mugnano, Vigor Lamezia, Sorrento, San Severo, Montalto, Puteolana, Akragas. Questo operazione (denominata ‘Dirty Soccer’), ha colpito pesantemente anche alcune società romagnole come Sant’Arcangelo e San Marino. Ancora una volta il calcio deve fare i conti con il malaffare. Come spesso accade in questi casi, a gestire tutto il traffico di queste scommesse, c’era un’ associazione mafiosa, e visto che l’ indagine è partita da Catanzaro, la malavita in questione si chiama n’drangheta. Tutta l’ operazione è partita dalle intercettazioni di Pietro Iannazzo, un elemento di vertice della n’drangheta di Lamezia Terme. Gli arresti e le perquisizioni hanno riguardato diverse regioni italiane tra le quali: Calabria, Campania, Puglia, Abruzzo, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Veneto, Liguria, e Lombardia. Sembra che ogni due o tre anni, il mondo del calcio senta il bisogno di gettare fango su se stesso, senza una ragione precisa. Come si fa a ancora a credere che il calcio sia pulito, quando succedono queste cose? Pensavamo che i periodi bui fossero passati, ma ci sbagliavamo di grosso. Il nostro calcio continua a essere malato e sembra che noi non riusciamo a trovare la medicina giusta per curarlo. Per l’ ennesima volta, i tifosi sono stati traditi dalle loro squadre del cuore. Ogni domenica, con il sole e con la pioggia, queste persone seguivano imperterriti i loro beniamini, incitandoli dall’ inizio alla fine. Ma tutto questo, a quelli che il calcio lo giocano, sembra non importare nulla. Giocare per una maglia, per una città, non significa nulla, se poi alla fine si vendono le partite per raccimolare qualche soldo in più. Dov’è finita l’ etica? Dov’è finita la sportività? Dov’è finito il calcio che conoscevamo? Ormai non esiste più nulla, ci dobbiamo rassegnare. Lo spettacolo, che i nostri padri, ci hanno insegnato ad amare, sopra ogni altra cosa, è finito ancora prima di cominciare. Non ci sono parole per spiegare quello che sta succedendo al nostro calcio (chiamiamolo minore), anche se con i soldi che girano in queste categorie, tanto minore non lo è affatto. Prepariamoci a una maratona in tribunale, dove la giustizia sportiva e ordinaria, dovrà fare piena luce su tutta la vicenda. Ma al di là, delle conclusioni e delle condanne, ancora una volta il calcio italiano esce con le ossa rotte da questa battaglia. Ancora una volta, l’ unica cosa che possiamo fare è quella di abbassare la testa e vergognarci agli occhi del mondo. Complimenti Italia, e complimenti al nostro sistema calcio.

Foto: Fotolia

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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