LA FINALE: SANREMO CHE SI E’ MANGIATO TUTTO

Poco importa se è finito a orari improponibili, costringendo il pubblico a prepararsi un triplo espresso per arrivare sveglio alle due di notte.
La settantesima edizione del Festival di Sanremo è stata un successo su tutti i fronti.
Top negli ascolti, che hanno premiato le cinque serate con picchi di share alti quanto quelli registrati negli anni Novanta, quando Netflix era un servizio di noleggio di dvd, e lo streaming non si sapeva manco cosa fosse.
Ha trionfato lo “spettacolo” oltre la “gara”, la formula che ha accontentato tutti, che ha come d’incanto contaminato l’alto con il basso, il fantomatico “nazional-popolare” che, per alcuni suona ancora come una blasfemia e, soprattutto ha trionfato la conduzione, che rintraccia in Amadeus il direttore d’orchestra navigato che, per rispondere alle polemiche che lo hanno travolto alla vigilia, studia lo spettacolo nei minimi dettagli, ne fa un format talmente ricco di ospiti e colpi di scena, da catalizzare l’attenzione dall’inizio alla fine. Era da anni che, nel bene e nel male, non si parlava tanto del Festival di Sanremo.

Senza troppo addentrarsi in analisi socio- filosofiche, mi verrebbe da dir che è l’imperfetto che, ancora una volta, diventa perfetto, perchè va a intercettare il cuore della gente.
E, come, scherzando ha detto Fiorello: “SANREMO HA FAGOCITATO TUTTO”!

I giornali non parlano d’altro, dice Fiore in apertura, è da giorni che Zingaretti e Salvini non ci sono più, scomparso pure il Coronavirus e, tra la stand ovation del pubblico che lo adora, invita l’Ariston a fare un grosso applauso all’amico che a Sanremo ha realizzato il suo sogno di bambino, con quel palco che sembrava irraggiungibile e, mentre scende le scale con la parrucca bionda di Maria De Filippi, sorride con l’imbarazzo di chi non e’ abituato al tifo delle piazze, ma alla stima sussurrata dagli addetti ai lavori.
Per la finale Ama sceglie di circondarsi degli amici di sempre, da Mara Venier, che scende le scale senza scarpe, a Biagio Antoniacci, da Tiziano Ferro che regala alla platea un intenso monologo sul tempo che passa, a tre delle quattro donne che lo hanno accompagnato nelle prime quattro sere.
E’ ancora una volta, mi viene da pensare che lo “spettacolo” non avviene per caso, ci vuole disciplina, nervi saldi, capacità di progettazione, e un pizzico di follia che arrivi al cuore della gente.
E sono sempre le persone a fare la differenza, in questo caso la miscela, anche quella “imperfetta” ha funzionato alla grande.

Inutile negarlo.
In questa ultima serata è tornata poi soprattutto la Gara dei 23( prima della squalifica di Bugo e Morgan erano 24) Big di questa edizione che, alle due di notte incorona il vincitore, si tratta di DIODATO, cantautore cresciuto a Taranto che, con la sua Fai rumore, vince su Gabbani, arrivato secondo , e sui Pinguini Tattici Nucleari, arrivati terzi.
Durante la serata viene inoltre insignito del Premio della Critica Mia Martini e anche del premi della Sala Stampa Lucio Dalla, confermando la “larga intesa” che, per una volta, mette d’accordo pubblico e critica.
A fare di questo Sanremo un Sanremo “diverso” non e’ solo lui, che ha trasmesso speranza con la sua canzone, tenera, calda, rassicurante, oserei dire poetica, o la intelligente comicita’ di Fiore, o gli intermezzi costanti musicali di Tiziano Ferro.
In questo “scrigno magico” spicca e resta nell’immaginario popolar collettivo anche Achille Lauro, che pur posizionandosi ottavo nella classifica generale, conquista il pubblico grazie al suo look che diventa oggetto di meme e articoli che parlano di “ rivoluzione culturale”, di un ragazzo che e riuscito a rispolverare l’avanguardia gia’ vista all’Ariston, grazie a personaggi come Anna Oxa ,Loredana Berte’, o anche il primo Renato Zero.
E, per finire, si scopre che Sanremo piace ai giovani.
Il 62% degli spettatori tra i 15 e i 24 anni lo ha seguito, il 79,4% ragazze, il 60,5% ragazzi.
Forse il merito e’ anche dei rapper, i tanto vituperati rapper, gli idoli della Generazione Z, che tuttavia sono importanti se si vuole raccontare la musica italiana.
Si chiude cosi’ un Sanremo da record, un Sanremo ”inclusivo”, nel bene e nel male, e , mi piace sottolinearlo, forse perche’ sono una donna, e mi fa stare bene vedere anche il protagonismo e la passione del lavoro al femminile , voglio chiudere con un’immagine essenziale, pulita, artisticamente molto bella, che ci riporta all’inizio della serata, quando con la banda ancora sul palco, arriva Cristina Capotondi.
E’ li’ per promuovere Bella da Morire, una serie Rai 1 sul femminicidio.
Dice : “E’ stato un Festival bellissimo per noi donne. Con questa fiction raccontiamo il femminicidio con la sensibilita’ delle donne.
Il viaggio che le donne devono fare e’ un viaggio nuovo!”
Io credo proprio di si’!
Sanremo e’ finito, che dire?
Andiamo in pace, senza dimenticarci che anche “la leggerezza” puo’ far riflettere!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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