A fine mercato calcistico, nelle classiche pagelle stilate da più o meno tutti, addetti a lavori e non, il Milan si ergeva saldissimo in cima alla classifica delle preferenze; con voti altissimi grazie non solo ai duecentotrenta milioni (euro più, euro meno) spesi in una campagna mercatara faraonica, ma anche ai nomi approdati, o rimasti, nel nuovo corso rossonero.
Fassone e Mirabelli erano diventati gli eroi di una tifoseria stanca del modesto vivacchiare delle ultime stagioni, trascorse all’insegna degli arrivi a costo zero e di una girandola di allenatori che non aveva precedenti nell’era non solo berlusconiana.
Magari non si parlava apertamente di Scudetto, ma le ambizioni erano perlomeno quelle di giocarsela il più possibile e di tornare in quella che è considerata la casa milanista: la Champions League, vinta per l’ultima volta nel 2006/07, e che da allora ha visto i rossoneri approdare una sola volta ai quarti di finale ed addirittura mancare la qualificazione nelle ultime quattro stagioni.
Insomma, finita l’era di Berlusconi e del fido Galliani, il Milan cinese pareva dover tornare a volteggiare sulle alte vette del campionato, con tanti nomi nuovi agli ordini di quel Montella capace di fare bene ovunque avesse occupato la panchina.
Poi dalle parole si passa ai fatti e qui non erano proprio rose e fiori; certo la difficoltà di assemblare un gruppo giovane e di tanti nuovi arrivati, era in preventivo, ma tutti o quasi erano certi che sarebbe bastato scorrere la formazione per arrivare presto al top ed a vincere ….
La ritrovata Europa era da subito foriera di successi anche eclatanti, ma contro chi? I nomi contano poco quando si deve esaltare qualcuno, e medesima cosa era il campionato, dove però alla terza giornata arrivava una batosta non da poco in casa della Lazio (1-4), anche se si parlava di buon Milan e punteggio eccessivo; mah!
Le due giornate successive erano vittoriose, ancora contro cosiddette piccole, ma il nuovo passo falso a Genova, casa Sampdoria (0-2), apriva le prime crepe in una costruzione fatta passare per “antisimica”, quando invece abbondava il cartongesso più del cemento armato.
L’oggi rossonero lo conosciamo tutti, sei sconfitte in quindici turni, la vittoria casalinga che manca dalla quinta giornata (2-0 alla Spal, 20 settembre), zero punti raccolti contro Lazio, Sampdoria, Roma, Inter, Juventus, Napoli, e la “chicca” dell’aver concesso il primo punto in Serie A al Benevento, grazie ad una rete del portiere delle streghe al novantacinquesimo, dopo quattordici sconfitte consecutive!
Aggiungiamo anche il cambio dell’allenatore, e prima quello del preparatore atletico, e fermiamoci qui, anche perché oggi è più difficile sparare sulla Croce Rossa che sul Milan, e la demagogia ha raggiunto vette che però sono assai comuni al mondo del pallone, dove chi ieri ti dileggiava, oggi rimpiange i bei (!!!) tempi passati, senza ritegno e pudore!
Scendere dal carro in corsa, quando questo perde i pezzi, è comportamento diffuso, e figuriamoci se oggi non c’è la corsa a scovare il colpevole (singolare, perché il plurale dura non più di due o tre giorni, poi si riduce sempre il tiro, fateci caso) …. E così il “povero” Montella diventa allenatore inadeguato per il Milan, come se Gattuso (con tutto il rispetto per la carriera da calciatore di Ringhio) avesse invece il pedigree per sedere sulla panca rossonera, dopo una carriera panchinara che ha visto il suo culmine con la promozione in B del Pisa!
Però bisognava cambiare e, trovato il colpevole, lo si è fatto, tanto paga sempre l’allenatore che, a dire il vero, aveva probabilmente esaurito le idee e perlomeno non deve più andare ai microfoni dei giornalisti a spiegare che “la squadra ha fatto una bella partita, creato occasioni, ma il risultato ci penalizza …. E quindi bisogna lavorare ancora di più ….” Ma forse ci vorrebbe un fabbro per “drizzare” certi piedi ed un tornio per infilare qualche idea in troppe teste!
Oggi la classifica piange ed è difficile capire come dare una sterzata decisa alla situazione anche per un lottatore come Gattuso, che se si guarda alla prima, altro che gatte da pelare …. Sperando che gli lascino davvero mano libera nelle scelte, anche di tagliare qualche testa illustre, senza guardare in faccia (ed agli agenti) di nessuno.
Fassone e Mirabelli dopo un’estate da eroi, nonostante qualche scivolone pessimo (la Donnarummiade su tutto), e quella che sembrava la nuova era del calcio meneghino con il duo nerazzurro Sabatini-Ausilio a fare da zerbino, sono ora sulla graticola, mentre gli interisti si godono il primo posto in classifica (magari anche solo provvisorio), dall’alto di diciotto-punti-diciotto in più in classifica che forse non sono solo il frutto dei chilometri percorsi dalle due formazioni (111 contro 105) e numeri complessivi che se da soli non la dicono tutta sul divario tra le due formazioni, ma qualcosa significano.
Il Milan è tornato, o forse sembrava solo; lo sapremo a maggio, quando si tornerà al dire e bisognerà tirare somme (anche economiche) che oggi è troppo presto per prospettare …. Da brividi!

Il direttore Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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