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QUANDO I BAMBINI RITORNERANNO A CORRERE DIETRO A UN PALLONE

Non l’avremmo mai voluta giocare, ma ormai siamo in campo!
L’aria è strana, l’erba di primavera è già verde, ma a tratti ci appare sbiadita, quasi appassita anzitempo.
Siamo tutti un po’ disorientati, tesi, provati.
Ma del resto, questa per noi è una finale di coppa del mondo.
Non riguarda solo una squadra, una maglia o una tifoseria, riguarda tutto il pianeta.
Della serie: è tutto sferico!

Sferica la terra, e sferico il pallone, è ora è sferico anche sto virus.
“Questa è una buona notizia” ci diciamo, entrando in campo, e riuscendo anche un po’ a sorridere, a un paio di metri l’uno dall’altro. “Grazie al cielo siamo tutti in grado di tirare un calcio al pallone

Tireremo un calcio anche al virus, come se fosse un vero pallone.
La partita è già iniziata, e sappiamo che potrebbero non essere 90 minuti, forse saranno di più, e anche se il nostro obiettivo è chiuderla prima, staremo qui tutto il tempo che serve, e anche di più.
Lo dobbiamo ai nostri figli, abbiamo il dovere di riconsegnargli un cortile, un campetto, dove poter ricominciare a correre felici dietro un pallone!

Il vero senso del calcio sta nei bambini che giocano nei cortili, nei parchi, nelle piazze, e in qualsiasi altro posto si possa correre dietro a un pallone.
Il vero senso del calcio sta nei bambini, quando di sera, giocano sotto un lampione, e gli sembra di stare giocando una partita in notturna di Champion’s League.

Quando si fanno bastare due metri quadrati, e la serranda di un garage per improvvisare un “passaggi e tiri in porta”.
Il vero senso del calcio sta nei bambini che si sbrigano a fare i compiti, per potere andare a giocare a pallone, che scrivono il loro nome sul proprio pallone, un po’ per non perderlo, e un po’ perchè è come se fosse uno di famiglia.
I bambini che scelgono di impegnarsi nel calcio, e nello sport in generale, meritano il rispetto e la stima dei genitori, vanno incoraggiati, ma soprattutto occorrerebbe fargli capire che lo sport, prima di tutto è divertimento, e voglia di stare insieme, senza nutrire gelosie inutili, o false ambizioni.

Il calcio è uno degli sport migliori per aiutare i giovani a maturare e a crescere, a formarsi una personalità precisa.
Nel calcio ci si mette continuamente alla prova, si stringono rapporti sociali, si comprende il sacrificio, ci si addestra all’umiltà, alle responsabilità, si diventa membri di una collettività nella quale vigono, per ciascuno, diritti e doveri.

In questi giorni di quarantena,è paradossale, ma oltre a sentire distintamente nei cortili il canto degli uccelli a primavera, si sentono anche le grida dei bambini che sono tornati a giocare a pallone.
Grida finalmente, schiamazzi e rumori della palla contro la saracinesca del garage!

Bambini che abbiamo allevato annientati da “device” di ogni tipo, bambini annoiati, bambini che non giocano più, e non si divertono, bambini che passano gran parte del tempo in luoghi chiusi, come chiuso diventa il loro carattere.
Il mondo dei bambini dovrebbe essere colorato, vivace, pieno di fantasia e di creatività, in questi anni di estrema e forzata performance è diventato un mondo scuro, rischioso, spento, un mondo nel quale rinchiudersi, e perdere ogni contatto con la realtà.

Abbiamo cresciuto bambini iperconnessi, silenziosi, avvolti nella routine, con la tecnologia che fa da baby-sitter per la felicità di noi genitori.
Che ricordi d’infanzia potranno mai avere questi bambini, come potranno ricordare esperienze e divertimenti legati ai giochi all’aria aperta?

Un tempo, mica poi così lontano, la strada era un habitat naturale dove crescere e giocare.
Io, che ero femmina e non sono più una bimba, ricordo ancora la gioia, nelle domeniche pomeriggio di noia, di radunare gli amici e di giocare, sulla strada, a carampana o, anche a pallone.

Perche no?
E ora, i bambini non sanno più correre, sono stanchi, privi di forza fisica, o della capacità di usarla.
Questo coronavirus un pregio l’ha avuto: ci ha restituito il senso della libertà, seppur vigilata, ci ha fatto ritrovare lo spazio per pensare.

Ho iniziato con una metafora, concludo scrivendo, che il vero senso del calcio sta nei bambini, che ritornando a correre dietro a una palla, ci torneranno a far capire che sono semplici, puri, sempre col sorriso, e corrono dietro a un pallone con un unico fine, divertirsi, tutto quello che, in fondo, dovrebbe significare lo sport!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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