Tra i vari effetti negativi connessi al cambiamento climatico, l’ossigeno negli oceani sta iniziando a scarseggiare. L’effetto dovrebbe estendersi su larga scala tra il 2030 e il 2040 andando a interessare ampie aree dei mari terrestri. La conseguenza peggiore riguarderebbe i pesci, i granchi, le stelle marine e gli altri abitanti del mondo marino che avranno sempre maggiori difficoltà a respirare.

L’allarme arriva dal National Center for Atmospheric Research di Boulder, in Colorado.

L’autore principale della ricerca, Matthew Long, ha affermato: “La perdita di ossigeno negli oceani è uno dei più gravi effetti collaterali del riscaldamento atmosferico e una grande minaccia alla vita marina”. “Dal momento che le concentrazioni di ossigeno nell’oceano variano naturalmente in base ai cambiamenti nei venti e nelle temperature in superficie, è stato difficile attribuire la deossigenazione al mutamento climatico”, prosegue lo scienziato, ma sarà a partire dagli anni Trenta che gli effetti del clima sui livelli di ossigeno si faranno sentire pesantemente.

L’intero oceano prende ossigeno dalla superficie, sia dall’atmosfera che dal fitoplancton, che rilascia ossigeno attraverso la fotosintesi. Acque superficiali più calde tendono ad assorbire meno ossigeno, e quello assorbito impiega più tempo a scendere in profondità poiché le acque calde superficiali sono più leggere di quelle sottostanti.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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