Un altro schianto fatale. Un’altra tragedia che ha gettato nella disperazione milioni di persone.

La squadra brasiliana della Chapecoense è stata spazzata via. L’aereo in cui viaggiavano i giocatori di questa squadra che dalle serie minori era approdata fino all’Olimpo del calcio brasiliano, è precipitato a Medellin, in Colombia. Il bilancio è spaventoso: 71 morti e solo 6 sopravvissuti, tra questi alcuni dei calciatori.

Sono morte, anche, due vecchie conoscenze del calcio italiano: Filipe Machado, che nel 2009 militava tra le file della Salernitana e, Claudio Winck, lo scorso anno a Verona. La Chapecoense avrebbe dovuto giocarsi la finale della Copa Libertadores contro l’Atletico Nacional, un obiettivo incredibile per una società che solo qualche anno fa militava in campionati meno prestigiosi.

La coppa sarà comunque della squadra brasiliana, perché gli verrà assegnata d’ufficio ed è giusto così. Inoltre, per non fare retrocedere la Chapecoense, le altre squadre brasiliane hanno deciso di mandare in prestito i propri giocatori e questo è un gesto talmente bello da non sembrare quasi appartenere a questo mondo, controllato sempre più dall’interesse e dal soldo facile.

Ma la tragedia rimane e così anche il Brasile, purtroppo, ha avuto la sua Superga. Quel 4 maggio 1949, i sogni di tanti tifosi granata, di tanti appassionati di calcio sono andati in frantumi, come la Basilica di Superga appunto. Una squadra, quella del Grande Torino, che aveva vinto tutto e avrebbe continuato a vincere ancora tanto. Dopo quello spaventoso incidente, il Toro non è stato più lo stesso. Qualche successo è arrivato sì, ma sono state più le sconfitte che le gioie.

Sono passati quasi 70 anni, ma è ancora vivo il ricordo di quei professionisti e uomini veri che hanno fatto vincere alla nazionale italiana due mondiali, rendendo grande il nostro paese. Ma se vogliamo parlare ancora di disastri aerei, dobbiamo ricordare il febbraio del 1958, quando l’aereo che trasportava il Manchester United, precipitò a Monaco di Baviera. Destino? Era scritto? Non lo so, ma questi episodi mi fanno riflettere. Penso alla caducità della nostra vita. Basta poco per perdere tutto, per abbandonare i nostri cari. Un sogno si può trasformare in un incubo nel giro di un secondo, per cui vivere la vita a pieno e non rimpiangere nulla, è l’unico modo per ricordare chi ci ha lasciato. Sicuramente, in questo momento, Il Torino del ’49, il Manchester del ’58 e la Chapecoense del 2016 si sfideranno in un torneo esclusivo e daranno spettacolo (e che spettacolo!), perché, come si dice in questi casi: “The Show Must Go On”… Sempre e comunque!

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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