Passata la tempesta contro la Recanatese, piacerebbe ai romagnoli bianconeri sentir augelli far festa su la retta via del Manuzzi contro la Savignanese.
Il Cesena di Angelini ha già fatto la figura della gallina da brodo e la lungimiranza di una squadra che deve vincere il campionato è quella che non si ripeta lo stesso verso contro ti ha sbattuto fuori dalla coppa a fine estate. E’ chiaro che per rallegrar ogni entusiasmo di apoteosi sulle rive del fiume Savio, occorre sgombrare il nemico guardandosi attentamente alle spalle.
Il Cesena di mercoledì sera deve essere come un bravo artigiano in grado di inventare con i propri arnesi, sotto l’umido cielo, quella vittoria, che alla distanza, lo porterà al successo regionale e alla promozione diretta. Il grido che allo stadio sentiamo da parte del popolo è ormai divenuto giornaliero anche quando i cancelli sono chiusi, ma per fare ritornare il sole che abbiamo visto sotto le gesta di Pierpaolo Bisoli, occorreranno come raccontava il Leopardi, un carro che stride e uomi che aprono al calcio il loro cuore oltre che sudore.
Le partite non si vincono solo perchè ti chiami Juventus o Cesena (non è certo un accostamento), le si portano a casa con il pieno risultato solo se spingi da un’unica direzione il pallone.
Fer ottenere un effetto benefico ci vuole anche quella cattiveria, quella muscolatura vista in campo dalla squadra marchigiana che ha ben pensato di puntare sul più quotato tra i bianconeri; ci riferiamo a Ricciardo messo praticamente al tappeto.
Nel calcio, i miracoli, sono sempre arrivati per merito della propria consapevolezza, per il gusto e la grande volontà di raggiungere quel grande obiettivo ragionando con la sapienza. Certo, a volte, pure una buona dose di fortuna aiuta, ma se non la cerchi lei da sola non arriva. Come non giunge ai piedi la palla se non la insegui, non cerchi il raddoppio, non crei lo spazio necessario per inventare il giuzzo finale.
La vendemmia è terminata, adesso i bianconeri dopo questo raccolto, devono avere nella pancia quel nettare tanto amato anche dagli Dei per prendere il sopravvento, farsi largo con spalle robuste e allungare le distanze dalle pochissime squadre che ambiscono alla promozione diretta per qualità tecniche.
Abbiamo sentito parlare di mercato di riparazione dopo la caduta in casa, noi crediamo che sia troppo preso parlare di rincalzi. Il gruppo è stato costruito bene per alzare la bandiera del cavalluccio, manca solo un po’ di autorità e qualche stelletta cucita nelle maglie.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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