Il calcio attuale, oltre agli schemi ed i principi di gioco delle squadre, sta diventando sempre di più un fenomeno di business in cui assume importanza anche l’aspetto societario ed il relativo modello di governance che viene adottato. Per questi motivi esistono diversi tipi di sistemi di come gestire economicamente una società di calcio che sono frutto di diverse concezioni circa la natura e la finalità dei club.

Il modello chiuso appartiene agli organi di controllo della società e sono nelle mani degli azionisti di controllo, che spesso sono una o al massimo due persone; il potere è dunque concentrato in pochi soggetti i quali apportano anche il capitale di rischio. Le motivazioni che inducono un soggetto ad investire in una società calcistica sono la passione personale, inteso come risultato sportivo, prestigio e visibilità sociale, oppure il ritorno economico diretto o indiretto, quest’ultimo consiste in guadagni che derivano da attività imprenditoriali rispetto alle quali la visibilità calcistica riflette un ruolo importante, tale modello è tipico al nord Italia, basti pensare alla Juventus e all’arrivo di Cristiano Ronaldo che mandò in tilt Piazza Affari.

Il cosiddetto “presidente-mecenate” è un imprenditore di successo che investe nella squadra spinto dalla sua ingordigia oppure al fine di ottenere un ritorno in termini di immagine o pubblicità; in questo caso l’approccio al business è puramente soggettivo, senza lasciare spazio a figure manageriali competenti, che ha come conseguenza la mancanza di un’adeguata pianificazione strategica. Il calcio italiano ha ottenuto infatti i migliori successi sia in ambito nazionale che internazionale quando vi erano uomini solitari capaci a fare i conti e pronti ad investire, ma l’evoluzione del sistema calcio sta conducendo il modello chiuso in crisi in quanto i costi sono maggiori dei ricavi ed i presidenti hanno trovato difficoltà a coprire le perdite, basti pensare che negli ultimi anni in Italia sono fallite molte società professionistiche (oltre 70 in circa 7 anni) e in Lega Pro le fidejussioni fasulle sono aumentate del 63%.

Il modello aperto con l’azionariato sta aumentando vista la crisi economica in Italia che ha abbracciato tutto il sistema calcio. In questo caso sono coinvolti anche altri soggetti diversi dall’azionista di maggioranza, ciò avviene sia perché non è sempre previsto un’azionista di maggioranza, sia perché negli organi direttivi vi sono anche altre figure oltre ai soci che di tasca loro investono nel progetto. In tale modello non prevale l’aspetto economico, ma vi sono rappresentanze di interessi collettivi, sportivi o socio-culturali; di solito questo modello si identifica con l’espressione “azionariato popolare” tipico delle piccole realtà come Cesena.

Il modello che assicura maggiormente ampi margini di sviluppo economico futuro è quello aperto, questo è osservabile dai risultati ottenuti da questo rispetto al sistema chiuso, dove con l’aumento dei costi sui ricavi i mecenati non riescono più a garantire i livelli di competitività di un tempo; l’esempio tipico è quello delle società italiane in cui l’azionariato popolare è stato intrapreso da poche società e con scarsi risultati, lo stesso si può dire di quei modelli di governance societaria in cui i consigli di amministrazione hanno al proprio interno rappresentanti di comunità esterne al club.

Una cosa è certa, senza una politica lungimirante non si avrà futur; infatti, oggi, sono una rarità le società di calcio che riescono a chiudere i bilanci in positivo e allora a cosa serve investire 10.000 / 20.000 euro nel calcio per vedere perso al 99% il proprio investimento?

Il Direttore responsabile Carlo Costantini – Foto Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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