Carne

Secondo una ricerca condotta dalla Airc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della Sanità, le carni lavorate e gli insaccati sarebbero “cancerogene” e andrebbero inserite nel “gruppo 1” delle sostanze che causano i tumori a pericolosità più alta, al pari del fumo e del benzene.

Fra le tipologie di carni insaccate più comuni ricordiamo i wurstel, il bacon e il prosciutto; in questi alimenti vengono spesso introdotti elementi chimici per alterarne il gusto, oppure sono addizionati con i conservanti.

L’Airc ha tuttavia avvisato: “Prima di preoccuparsi è importante sapere non solo in che lista si trovi una certa sostanza ma quali siano i dosaggi e le durate d’esposizione oltre le quali il rischio diventa reale e non solo teorico”. “Per una persona, il rischio di sviluppare cancro all’intestino a causa del consumo di carne processata resta piccolo, ma aumenta in proporzione alla carne consumata”.

La carne rossa (manzo, agnello e maiale) è invece classificata come “probabile” cancerogeno nel “gruppo 2A”, dove si trova anche il glifosato, ingrediente presente in molti diserbanti. Il rapporto cita come malattie connesse il cancro all’intestino, ma anche al pancreas e alla prostata.

Ad ogni modo, l’Oms ha tenuto a precisare che, secondo i dati, sono 34mila i decessi per cancro che ogni anno sono imputabili a una dieta ricca di carne, contro un milione di vittime imputabili al tabacco e 600mila al consumo di alcool.

L’appello degli oncologi italiani punta ad evitare allarmismi. “L’Oms dice cose che in gran parte già sappiamo, e nessuno si sogna di vietare il consumo di carne: come per tutti gli alimenti, serve equilibrio”, ha affermato Carmine Pinto, presidente dell’Aiom, l’associazione italiana degli oncologi. “L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dà diversi livelli di rischio, legati al livello di probabilità che un determinato agente sia cancerogeno per l’uomo. Gli studi sugli insaccati hanno indotto gli esperti a collocarli nel gruppo più a rischio perché se ne è appurata la cancerogenicità, soprattutto per via di nitrati e nitriti, i conservanti che vengono utilizzati”. Ma va anche detto “che si tratta in gran parte di studi vecchi che non tengono conto del fatto che oggi questi conservanti tossici si usano molto meno”. Pinto ha concluso dicendo: “Poi, ovviamente, dipende dalle quantità e non si può per questo dire che la carne rossa faccia male come il fumo. C’è un equilibrio che va mantenuto”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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