Un uomo dello Stato. Carlo Alberto Dalla Chiesa ha dato la vita per quello stesso Stato che lo ha abbandonato nel momento del bisogno. E siamo qui, 35 anni dopo, a ricordare questo Generale e Prefetto Italiano, un uomo che è sempre stato ligio al suo dovere, fino al 3 settembre del 1982. Ha sempre combattuto Dalla Chiesa, a cominciare dalla II Guerra Mondiale.

Ha combattuto per quella libertà che noi tutti, oggi, diamo per scontata. Ha combattuto contro Le Brigate Rosse che, negli anni ’70, facevano il bello e il cattivo tempo (soprattutto il cattivo). Ha lottato contro questi terroristi che se ne andavano in giro a sparare, rapendo e uccidendo uomini dello Stato a un ritmo impressionante. E’ riuscito nell’impresa di smantellare questa organizzazione terroristica, talmente radicata sul territorio italiano da fare invidia a qualsiasi forza militare o intelligence segreta. E cosa ha fatto lo Stato per premiarlo? Lo ha mandato in Sicilia.

Lo ha spedito in una terra malata che, ancora oggi, non riesce a curarsi dalle sue profonde ferite. Con il ruolo di Prefetto, avrebbe dovuto cambiare le cose. Eh già, come se bastasse una bacchetta magica per trasformare una terra corrotta in un paradiso di legalità e benessere! Ma noi, purtroppo o per fortuna, non viviamo nel mondo dei sogni e così in quella regione, Carlo Alberto Dalla Chiesa è andato a morire. Proprio come, qualche anno più tardi, toccherà a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, altri due uomini dello Stato (che a differenza di Dalla Chiesa, in Sicilia, ci erano pure nati). Stragi annunciate, semplicemente questo. La nostra storia è piena di misteri irrisolti, ma, negli anni, le persone (quelle intelligenti), si sono fatte un’idea in merito a quanto accaduto a questi uomini. Dietro a questi brutali assassinii c’è molto di più. C’è stata e continua ad esserci una rete di interessi, compromessi ed equilibri tra quelli che dovrebbero governare una nazione e quelli che vorrebbero governare una nazione. Sottili differenze che non cambiano la sostanza. Non possiamo continuare a piangere sul latte versato, a maggior ragione se quel latte abbiamo contribuito anche noi, in qualche modo, a versarlo.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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