Il clima sta cambiando, questo è un dato di fatto.
Molti scienziati sono preoccupati per quello che sta avvenendo nel nostro pianeta, perchè continuando così non si può certo andare avanti. Sono stati addirittura lanciati diversi appelli, alcuni dei quali anche firmati, stile petizioni, da diversi premi Nobel, affinchè ci sia maggiore accortezza su questo delicato argomento che è il clima.

Il tema è ovviamente il solito noto: ovvero si cerca di capire quanto le azioni umane sulla natura, come la deforestazione, lo scarico sempre più continuativo e distratto di gas e quant’altro, abbiano influito sui cambiamenti climatici, che nel corso degli ultimi 30 anni sono evidenti e sotto gli occhi di tutti.

Il primo appello fu lanciato nel 1992, raccolse 1700 firme tra cui quelle di diversi premi Nobel, quindi di persone molto influenti nel mondo della scienza e non solo.

Il secondo è stato lanciato qualche giorno fa da due ricercatori, William Ripple( università di Oregon) e Thomas Newsome (università di Sidney) e stavolta l’appello ha avuto un eco molto maggiore, raccogliendo l’adesione di circa 15.000 persone, più 184 Paesi.

Il dato è il confortante segno della consapevolezza che si è passato il limite da molto tempo e che l’azione dell’uomo deve essere limitata maggiormente perchè altrimenti la situazione degenererà in fretta.

Anche perchè, dalla richiesta fatta nel 1992 ciò che emerge è sconcertante, ossia che dei 9 problemi esposti in quell’anno si è lavorato per davvero solo su uno, quello sulla tematica relativa alla crescita del buco dell’ozono. Qualche progresso, in realtà, è stato fatto anche nell’aumento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e nel rallentamento della deforestazione in alcune aree, ma ancora su quest’ultimo tema siamo molto indietro.

Le brutte notizie però non finiscono qui e non riguardano solo gli aspetti climatici, ma anche altri ben più concreti e tangibili della vita umana.
Come ad esempio la quantità d’acqua disponibile per ogni persona, scesa in media del 26%, al contrario delle “zone morte dell’oceano”, ossia dei tratti di mare nei quali a parte rifiuti, non c’è altro.
Inoltre c’è una continua riduzione di zona boschiva, di circa il 21% si è ridotta, ed era una zona idonea alle coltivazioni.

Non finisce qui. Dalle ricerche condotte dai due studiosi, parrebbe infatti che siano diminuiti anche i mammiferi, mentre sia in aumento la popolazione umana, il che significa che crescerà anche l’emissione di carbonio con altre conseguenze sull’aumento climatico.

Bisogna dunque agire subito e che tutti facciano la loro parte per non modificare ancora l’ecosistema del nostro pianeta.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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