All’imbrunire guardo le mie colline sobrio per non dubitare che la vittoria contro il Parma non è frutto dell’alccol “rosso” come il Sangiovese che anche Bacco predilige in compagnia delle sirene, ma è la pura realtà di una vita tutta da vivere, che ti salva dopo il gorfo del fiume.
Guardo veramente commosso le colline romagnole, che sono quel dolce orizzonte che aiutano a spingere il pallone in fondo alla rete e innalzano i giovani lupetti bianconeri. Penso volentieri che i goal di Moncini sono stati botti grandi dove il vino della salvezza finalmente fermenta.
La terra di Romagna quasi si dondola a questi acuti pallonari così decisivi e per me familiari dall’infanzia, quando la casacca del cavalluccio l’ho vestita sulle onde dell’entusiasmo.
Dopo la vittoria del Cesena contro i ducali la rocca Malatestiana è tornata a brillare nelle sue simmetriche torri, c’è abbastanza luce a formare un quadro, quello che piace a Fabrizio Castori, dopo i brividi invernali e il sole senza raggi.
Ora si respira aria diversa e i bianconeri nei 180 minuti rimasti non finiranno sotto la cenere, ma avranno modo di ardere l’ultimo falò a San Giovanni per festeggiare al chiosco con i tifosi. Rimane uno spago per appendere come salami il Palermo e la Cremonese.
La prima sfida è anche quella rappresentata da Zamparini e Foschi, con il padrone che ritrova alla Favorita il figliol prodigo che vuole fargli capire cosa è l’ortica sulle rive del Savio.
Ma i rosanero costruiti per un’altra promozione saranno compatti come un plotone.
Tutto però può succedere in mezzo ai due amici e alle formazioni che hanno ambizioni precise verso l’alto e il basso della classifica.
Ciò che conta in campo è capire sempre quel che si fa sul terreno di gioco. Se mi è consentito dispensare l’ultimo consiglio, state vicino ai ragazzi del cavaluccio fino all’altima goccia, piangere di gioia non è una vergogna, ma una liberazione preziosa e nobile.
Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Mediagol GettyImages