Bracciali, collane, orecchini, tante croci, spesso di design personalizzati: erano questi i gioielli, lavorati artigianalmente e arricchiti in molti casi da pietre preziose, che un orafo di Valenza vendeva ‘in nero’ a famosi calciatori. Una ventina di top player di almeno una mezza dozzina di squadre tra top club di serie A e di altri campionati europei, ha precisato la Gdf. Ovviamente a prezzi più convenienti, anche se le cifre in questione erano comunque alte: da 2.500 a 5mila fino a oltre 10mila euro per un solo pezzo.

Secondo le indagini della Guardia di Finanza, gli affari ‘particolari’ dell’orafo di Valenza hanno permesso di occultare al fisco in pochi anni oltre 2 milioni di euro. A occuparsi della compravendita era un incaricato della ditta che, conquistata la fiducia degli sportivi, spesso li raggiungeva anche in albergo durante i ritiri estivi, proponendo le ultime creazioni ‘di casa’ oppure ritirando direttamente sul posto gli ordinativi. Gli assegni con i pagamenti erano intestati a un pensionato, residente nella provincia di Alessandria, conoscente dell’azienda, che incassava e poi consegnava il contante al valenzano. Sono stati gli accertamenti antiriciclaggio condotti dalla Guardia di Finanza a portare all’identificazione dell’anziano che, nel periodo 2008-2013, ha effettuato numerosi e cospicui versamenti sul proprio conto. Dagli accertamenti è emerso che in realtà la vera destinataria di quei versamenti era la ditta orafa di Valenza.

Che, però, non li contabilizzava. Nella contabilità della ditta i proventi delle vendite degli oggetti preziosi non sono mai transitati. La Gdf di Alessandria, sotto il comando del colonnello Antonio Borgia, ha ricostruito il volume di affari dell’ultimo quinquennio, dimostrando come, a fronte di esigui o modesti importi dichiarati nel periodo oggetto dei controlli, siano stati ‘nascosti’ al fisco oltre 2 milioni. Ascoltati alcuni dei calciatori coinvolti negli acquisti. Si tratta di giocatori italiani e sudamericani; top secret i loro nomi. La Gdf ha precisato che non devono rispondere di alcun reato. Hanno solo ammesso di conoscere l’orafo e di aver acquistato i gioielli seguendo quelle modalità perché erano a un prezzo più conveniente. Gli atti dell’indagine sono stati trasmessi all’Agenzia delle Entrate per il recupero a tassazione di quanto evaso. Contestata anche la sottrazione di Iva per oltre 200mila euro.

Fonte Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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