BorsaEra prevedibile che la seduta odierna per la Borsa di Milano sarebbe stata negativa, ma nessuno poteva prevedere una perdita del 5,96% a 20.450 punti. La incredibile corrente di vendite ha toccato senza particolari distinzioni tutti i settori, segno che la debolezza è strutturale del mercato, ma alcune blue chip di Piazza Affari hanno pagato pesantemente a crisi della Cina: Tenaris ha perso quasi il 10%, Eni il 7,9% a 13,1 euro, Fca il 7,7% a quota 12,01, Mps il 7% a un prezzo di 1,68 euro. Molto male anche le altre banche come Unicredit -6,2%, Intesa -6,1%.
Hanno tenuto per tutta la seduta Pirelli, Ansaldo e Wdf, che hanno ceduto meno di un punto percentuale. Chiusure pesantissime anche per le altre Borse europee: a Londra il Ftse 100 si ferma a 5.911,22 punti a -4,47%, a Francoforte il Dax 30 a 9.648,43 punti a -4,70%, l’Eurostoxx 50 si ferma a 3.076,97 punti a -5,24%, a Parigi il Cac 40 scende a 4.383,46 punti a -5,35%, ad Amsterdam l’Aex si ferma a 419,68 punti a -5,24%. Quello di oggi è stato un lunedì da profondo rosso su tutti i mercati. La tempesta che ha avuto il suo epicentro a Shangai e si è estesa rapidamente su tutta l’Asia ha aumentato la sua potenza distruttiva in Europa, mai così in rosso dal 2008, anno della crisi Lehman Brothers, travolgendo in apertura le quotazioni di Wall Street, Non si ricorda un’altra seduta di Wall Street con l’indice Dow Jones che ha aperto perdendo il 5,7%, anche se la borsa newyorkese ha ridotto le perdite in seguito. Come conseguenza indiretta e non richiesta volano l’euro e lo yen, considerati beni rifugio. Dietro l’impennato dell’euro c’e’ anche la convizione che, a questo punto, difficilmente la FED potrà alzare i tassi, come annunciato, il mese prossimo. Tengono i titoli di stato, tutti i titoli di stato della zona euro, ma lo spread tra BTP bonos e bund torna ad allargarsi.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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