Reddito, pensioni di cittadinanza e flat tax avrebbero effetti “modesti” sulla crescita. Idem la neutralizzazione dei rialzi Iva. Il tutto in un contesto di tensioni sui mercati che impatta su famiglie e imprese imponendo “chiarezza e certezza” sulla strategia di riduzione del debito pubblico. Lo scenario tratteggiato dal vice direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, nell’audizione sulla Nota di aggiornamento al Def davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, sgonfia le aspettative prefigurate dal governo giallo-verde con le stime della Nota di aggiornamento al Def.

Mentre da parte sua il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in audizione difende le scelte dell’esecutivo: è un modo di agire “coraggioso che non vuol dire impavido e irresponsabile”, dice, invitando poi tutti, nel confronto con l’Ue, “ad abbassare i tassi. “L’aumento dei trasferimenti correnti” per reddito di cittadinanza e pensioni “così come gli sgravi fiscali, tendono ad avere effetti congiunturali modesti e graduali nel tempo; stimiamo che il moltiplicatore del reddito associato a questi interventi sia contenuto”, osserva Signorini. Anche lo stop all’Iva dovrebbe avere “un effetto limitato”, impatto che “potrebbe essere ancora inferiore o nullo se il mancato aumento dell’Iva fosse già stato incorporato nelle aspettative delle famiglie”, aggiunge. Indice puntato anche sulle coperture: evitando il ricorso ad “anticipi di entrate, coperture temporanee o clausole di incerta applicazione” per misure permanenti.

Monito anche sul debito da parte di Palazzo Koch. “La possibilità dell’insorgere anche improvviso di turbolenze finanziarie richiede che si dia chiarezza e certezza al percorso di rientro”, afferma Signorini, sottolineando che bisogna “piegare con decisione verso il basso l’incidenza del debito sul prodotto”. Sul fronte pensioni arriva la sollecitazione al governo a non modificare il sistema attuale. “E’ fondamentale non tornare indietro”, ammonisce Signorini.

A stretto giro la replica su Twitter del vicepremier Luigi Di Maio: “Se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni con questo programma. Nessun italiano ha mai votato per la Fornero. E’ stato un esproprio di diritti e democrazia che viene rimborsato. Giustizia è fatta. Indietro non si torna!”.

Tria nel corso della sua audizione invita a “inquadrare” il documento “in un contesto europeo che ci vede in ritardo, un ritardo non più accettabile”, dice. Non solo sul fronte della crescita, le stime della Nadef “sono prudenziali”, “si basano su ipotesi caute se non pessimistiche” e “ritengo” che “possano essere ampiamente oltrepassate”, incalza il ministro.

Intanto sulle prospettive a breve termine c’è qualche nube. “Non risultano favorevoli: negli ultimi mesi l’indicatore ha seguito un andamento discendente lasciando prevedere il prolungamento della fase di crescita economica contenuta”, rileva il presidente facente funzione dell’Istat, Maurizio Franzini, nel corso dell’audizione.

Ma l’istituto lancia anche l’allarme povertà: in Italia nel 2017 c’erano 5 milioni di persone in condizione di povertà assoluta, ai massimi dal 2005 sia in termini di famiglie (1,778 milioni, pari al 6,9% delle famiglie residenti) che in termini di singole persone (8,4% dell’intera popolazione). Una piaga che colpisce nel dettaglio il 6,2% dei cittadini italiani (3 milioni 349mila) e il 32,3% degli stranieri (pari a 1 milione e 609mila individui) e interessa perlopiù il Sud, dove risiede quasi il 50% degli indigenti.

La Corte dei Conti torna invece sui rischi per il debito: i margini di sicurezza delineati nella Nota sono “contenuti” e questo rappresenta “un rischio al di là del mancato rispetto della regola del Fiscal Compact”, avverte la magistratura contabile, parlando di una traiettoria che “non appare rassicurante”. “Non appare superfluo ribadire che il rapporto debito/pil è un indicatore cruciale”, conclude, osservando che “se è discutibile il ruolo che l’indebitamento può giocare nel breve termine, vi è consenso nel ritenere che nel lungo periodo la crescita del debito danneggia l’economia, mina la fiducia di famiglie e imprese e riduce gli investimenti, stante il permanente rischio di instabilità finanziaria”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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