Il 20 maggio è la “Giornata Mondiale delle Api“, proclamata nel 2018 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, su iniziativa della Repubblica Slovena e con il sostegno e il voto favorevole dell’Italia. La data è stata scelta poiché coincide con il giorno in cui nacque Anton Janša, che nel XVIII secolo fu un pioniere delle tecniche di apicoltura moderne nel suo paese natale, la Slovenia.

Le api hanno un ruolo essenziale per l’intera umanità, in quanto danno un fondamentale contributo al mantenimento della biodiversità e si stima che il 76% del cibo che mangiamo è il frutto del loro lavoro di impollinazione. Ogni volta che mangiamo una fragola, una patata, una mela, un pezzetto di cioccolata o che beviamo un caffè o una spremuta dovremmo ringraziare le api. Ma questo prezioso impollinatore sta scomparendo a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento, dell’uso intensivo di fitofarmaci per l’agricoltura e delle malattie.

Ecco perché è importantissimo far conoscere di più la vita delle api, il loro ruolo nel preservare la biodiversità ed è necessario che non solo gli agricoltori ma tutti i cittadini del pianeta si attivino per aiutarle spargendo semi di fiori utili alla produzione di nettare e polline, le matrici alimentari che sono alla base della più grande e preziosa simbiosi naturale che rende vitale il mondo in cui viviamo.

Le api italiane L’apicoltura italiana costituisce un importante settore del comparto agricolo nazionale, per la capacità produttiva raggiunta e per la funzione impollinatrice che le api svolgono a favore degli ambienti rurali, naturali e urbani. L’ape italiana è una sottospecie autoctona che si è propagata in poco più di un secolo in tutto il Pianeta. Un caso unico che motiva ancor di più le ragioni dell’orgoglio e dell’impegno della comunità apistica a tutelare e salvaguardare questo prezioso patrimonio della nostra biodiversità. Nelle campagne italiane ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni. S.O.S. api Quest’anno il clima capriccioso degli ultimi mesi non ha consentito alle api di trovare il nettare sufficiente da portare nell’alveare.

È l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti del maltempo sugli alveari. In Lombardia la produzione di miele millefiori e acacia è crollata. Il poco miele che le api sono riuscite a produrre – spiega la Coldiretti – se lo mangiano per sopravvivere. ”A causa del caldo anticipato – spiega Matteo Locatelli, apicoltore in provincia di Bergamo – le famiglie all’interno degli alveari hanno avuto uno sviluppo precoce e si sono ingrandite, ma poi le piogge e l’abbassamento repentino delle temperature hanno condizionato il lavoro delle api e il poco nettare che sono riuscite a raccogliere lo hanno utilizzato per sopravvivere”. ”Qui da noi, in pianura, di miele di acacia riusciremo a produrne davvero poco – conferma Serena Baschirotto, apicoltrice a nord ovest di Milano, verso l’area di Malpensa – Nell’ultimo periodo si sono verificate tutte insieme le condizioni peggiori per l’attività delle api: il freddo non le faceva uscire, la grandine ha rovinato la fioritura, il vento ha asciugato il nettare e la pioggia lo ha annacquato. Ora porteremo le arnie in montagna come facciamo ogni anno in questo periodo: speriamo di riuscire a produrre almeno là”. La pioggia no stop compromette il duro lavoro delle api, continua la Coldiretti, ma non si tratta solo della produzione del miele poiché prodotti come mele, pere, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti. Ma questi insetti sono utili anche per la produzione di carne con l’azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l’erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento. Anche la grande maggioranza delle colture orticole da seme, come l’aglio, la carota, i cavoli e la cipolla, si può riprodurre grazie alle api.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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