Pare che fare della satira di questi tempi sia davvero uno dei compiti più ingrati e difficili. Senza uno sguardo dissacrante sulla società, però, non ci sarebbe nemmeno la società stessa.

Charlie Hebdo, dalla vignetta su Maometto è arrivato a quella sul terremoto di Amatrice, sempre realizzata dal famoso giornale satirico francese. Molti si sono indignati (quasi tutti), perché sulle tragedie non si scherza e soprattutto sui morti. Ogni autore di vignette e testi satirici ha un suo stile che deve poi, a sua volta, essere in linea con l’idea dell’editore. Si parla di un certo argomento oppure si lascia perdere o se ne parla in tono più sommesso.

Come si trattano certe tematiche? E’ la stessa cosa per un giornalista. Si decide di trattare un argomento in maniera approfondita, ponendoci il giusto accento, oppure si decide di glissare, magari parlando della crisi economica che va sempre di moda, soprattutto di questi tempi. Poi, potremmo anche aggiungere che i francesi non sono proprio i nostri migliori amici (cugini di sicuro), e quindi quando si può stuzzicare il vicino-cugino ed evidenziare certe mancanze, non si perde tempo e magari si va giù pesante, si mette il carico da novanta, insomma. Ma qui non si tratta di fare polemica sulla polemica stessa, si tratta di un fatto grave analizzato dall’occhio di chi fa un tipo di informazione, cerca di arrivare alla gente in un certo modo, ecco.

Mettiamola così: la satira cerca di spiegare alla gente certe cose in una certa maniera, diversa da quella canonica che conosciamo tutti. L’ ultima vignetta di Charlie Hebdo vuole far emergere le mancanze tutte italiane riguardo al terremoto. Poi la scelta del sugo come sangue è discutibile solo per alcuni o per tutti, ma vorrei ricordare ai più che limitare la satira è limitare la libertà di stampa in quanto tale. Questo sarebbe un grosso passo indietro che ci catapulterebbe all’età della pietra, senza passare dal via. La nostra libertà è quella di criticare certe cose e accettarne di buon grado altre. Non possiamo negarci questo diritto e negare il diritto della satira e dell’ informazione, ma leggere tra le righe e imparare dai nostri errori. Centinaia di case sono crollate come dei castelli di carte e noi vediamo e biasimiamo solamente la vignetta della discordia.

La domanda che mi pongo e che tutti noi dovremmo porci è: abbiamo sbagliato noi fino a questo momento o sono stati gli altri a criticarci in maniera sbagliata? Ai posteri l’ ardua sentenza…

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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