Secondo le stime dell’Ufficio studi di Confcommercio ogni famiglia spenderà in media 346 euro, il 3% in più rispetto all’anno scorso: “I saldi sono occasioni importanti per i consumatori a caccia dell’affare – commenta Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio – Per gli operatori commerciali sono fondamentali più per dare continuità a quei piccoli, quasi impercettibili, segnali di ripresa che per le loro casse. Con questo tipo di vendita, aumentano i ricavi, ma diminuiscono i margini. Le nostre stime sulle vendite in saldo prevedono una crescita media del 3%. Servono ora segnali forti e politiche di sostegno e rilancio dei consumi nei negozi che stanno abbandonando le vie dei nostri centri”. Secondo il sondaggio sui saldi realizzato da Confcommercio e Format Research aumenta la percentuale dei consumatori che acquisteranno prodotti in occasione dei saldi invernali 2016: il 55% contro il 51% del gennaio 2015. Le preferenze vanno come da tradizione ai capi di abbigliamento (94,1%), calzature (72,8%), accessori (30,7%) e biancheria intima (26,4%). In leggera flessione gli articoli sportivi (17,7%) e i prodotti di pelletteria (17,5%). Sono soprattutto le donne ad attendere per acquistare qualsiasi tipo di prodotto, poi consumatori in età superiore ai 45 anni, residenti nelle grandi aree metropolitane e nelle regioni del Mezzogiorno, le famiglie. Sempre secondo lo studio aumenta la percentuale dei consumatori che si sentono tutelati acquistando a saldo che sale dal 62,1% del 2015 al 65%. Per quanto riguarda le aziende la grande maggioranza è contraria alla liberalizzazione dei saldi e delle vendite promozionali. Quasi il 73% delle imprese ritiene che le promozioni libere prima dei saldi danneggerebbero le vendite del mese di dicembre. Quasi quattro imprese del commercio al dettaglio su cinque si dichiarano d’accordo con la proposta di posticipare la data di avvio dei saldi invernali alla fine di gennaio.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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