In questi ultimi anni, ad attraversarci il viso sono state più le lacrime che i sorrisi. Un altro grande attore, protagonista dei suoi e dei nostri tempi ci ha detto addio all’età di 88 anni.
La carriera di questo immenso artista veneto (Moschin era nato a San Giovanni in Lupatoto, in provincia di Verona), è cominciata negli anni ’50, a Teatro, per poi non finire più, tra cinema e televisione. Attore poliedrico e intelligente, è stato diretto da registi del calibro di Pietro Germi, Mario Monicelli, Luigi Comencini, Sergio Corbucci fino a Francis Ford Coppola, nel “Padrino-parte II”. Insomma, oltre alle tante commedie interpretate come “Amici Miei”, c’era di più, molto di più.
Bisogna ricordare, soprattutto, il personaggio interpretato da Moschin, nella famosa trilogia di Coppola, proprio perché, da un po’ di tempo a questa parte, in quel di Hollywood, noi italiani veniamo considerati solo per ruoli di secondo piano. In quel film, questo attore interpretava la parte di un boss (poi ucciso dal giovane Corleone che vestiva i panni di un altrettanto giovane Robert De Niro). Una parte di un certo rilievo, in un cast eccezionale, una produzione statunitense con i fiocchi e quelli erano gli anni ’70, mica il 2017! Un passato da non dimenticare assolutamente.
Accantonando, per un attimo, lo stereotipo trito e ritrito dell’italiano mafioso, che mangia gli spaghetti e suona il mandolino, in quella parte, il nostro Moschin ha mostrato tutto il suo talento. Non bisogna mai dimenticare dove, questi attori, ci hanno portato. In una nuova era, in un nuovo mondo, in una realtà totalmente diversa. Una volta, fare l’attore, era considerata una vera e propria vocazione, oggi, invece, è diventato un lavoro a cottimo. Si è persa quella magia, quel sapore romantico, quel gusto dolce e allo stesso tempo amaro della vita. Concludendo, personaggi del calibro di Gastone Moschin non li rivedremo mai più, per cui addio caro Moschin e mi raccomando fai buon viaggio!
A cura di Nicola Luccarelli
