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In memoria di un genocidio che non va dimenticato, il quotidiano La Stampa riporta la storia di un bambino di 7 anni, Sergio, che all’epoca dei campi di concentramento divenne una delle tante cavie umane che i nazisti usavano per le sperimentazioni mediche.

Nel campo di Auschwitz-Birkenau, la prassi crudele era chiedere ai bambini: “Chi di voi vuole incontrare la mamma? Chi desidera tornare con lei immediatamente faccia un passo avanti”; con questo infame tranello 19 bimbi fecero un passo avanti.

Tra i piccoli che salirono sul treno con la promessa di rivedere la mamma c’era anche Sergio, nato a Napoli nel 1937. A pochi giorni dalla resa delle Germania nazista questi bambini vennero uccisi nella cantina di una scuola a Bullenhuser Damm, nei pressi di Amburgo per nascondere gli orrori, le sperimentazioni compiute dai medici sui loro corpi. Uccisi e appesi al muro con dei ganci.

Prima di salire Sergio salutò le cugine, Andra e Tatiana, che al tempo avevano 4 e 6 anni e restarono ad Auschwitz fino alla loro liberazione, tra i pochi bambini a sopravvivere a quell’orrore. A salvarle una blockova, la loro “guardiana”, di cui non ricordano nulla a parte la sua raccomandazione, “Disse che sarebbero venuti degli uomini che ci avrebbero radunato chiedendoci di fare un passo se avessimo avuto voglia di vedere la nostra mamma e guardandoci negli occhi aggiunse: Voi dovete rimanere ferme al vostro posto”. Raccontarono al cugino Sergio la conversazione ma lui quel passo lo fece e non tornò mai più. “Mi sento in colpa perché non siamo riuscite a impedirlo” ha raccontato Andra. “E’ come un macigno che ci pesa dentro”.

Foto : Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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